Essere genitori efficaci oggi . Ascolto e dialogo con i figli
I tuoi figli non sono figli tuoi, sono figli e le figlie della vita stessa. Tu li metti al mondo, ma non li crei. Sono vicini a te, ma non sono cosa tua. Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee, perché essi hanno le loro proprie idee. Tu puoi dare loro dimora al loro corpo, non alla loro anima, perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire, dove a te non è dato entrare, neppure col sogno. Puoi cercare di somigliare a loro, ma non volere che essi somiglino a te, perché la vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri. Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.
Kahlil Gibran (Gibran Khalil Gibran)
Presentazione
L’educazione non avviene fuori la relazione.
Si costruisce al suo interno e in tutto quello che viene messo in comune
In questi anni mi sono spesso occupata di genitorialità , di tematiche legate alla comunicazione genitori-figli , di genitori felicemente uniti in matrimonio e di genitori separati o singoli o “singolari” , di coppie miste e di coppie omosessuali e ho raccolto diverse testimonianze .
Ho partecipato a tanti incontri, convegni , seminari di studio e a giornate di formazione , così ho pensato che potesse essere utile raccogliere un po’ le idee e il materiale accumulato in questi anni , in maniera forse un po’ frammentaria.
Ho pensato che potesse avere un senso riordinare il tutto secondo uno schema mentale che fosse soprattutto “racconto e testimonianza” , al di là di tanta teoria che in qualche modo, superata una prima alfabetizzazione sul tema, necessita soprattutto di “buone pratiche” e di percorsi possibili di genitorialità a cui ispirarsi e su cui riflettere.
In questo mio nuovo contributo si parlerà di “genitori equilibristi” nel senso proprio legato ad uno scenario ricco di acrobazie che troviamo nel quotidiano , aiutati anche dalla riflessione su fatti di cronaca e dall’affanno nel conciliare impegni lavorativi con impegni familiari e di cura .
Genitori definiti in tantissimi modi , come se in realtà data la complessità e il profilo così articolato, non fosse mai possibile dare un’unica definizione esaustiva o scontata.
Appunto si parla di “genitori efficaci”, di “genitori singolari”, di “genitori mediatori”, di “genitori allenatori”,di “genitori competenti” e così via , tuttavia mi sembra proprio che quella di “genitori acrobati” o “genitori equilibristi” dia meglio l’idea di un ruolo molto dinamico , in continua evoluzione e cambiamento.
“Forse la cosa migliore sarebbe affrontare il neonato direttamente, con franchezza, all’americana. Dirgli: Salve, io sono tua madre. Mi pare corretto e doveroso informarti che secondo una scuola di pensiero contemporanea, molto diffusa e attendibile, il mio ruolo nella tua vita è destinato a essere centrale e devastante. Puoi tranquillamente attribuire a me la colpa del novanta per cento circa di tutti i tuoi guai, problemi, frustrazioni, sfighe e catastrofi. Per il restante dieci per cento prenditela con Maastricht o con la globalizzazione, mi sentirei di aggiungere oggi.” Lella Costa , Prefazione di “Qualche buona ragione per non sparare sui vostri genitori “, J. Paradis, Feltrinelli Ed. , 2000.
Genitori si nasce o si diventa?
Ma , genitori si nasce o si diventa? Una bella domanda vero?
Secondo me entrambe le situazioni, nel senso che per quanto mi riguarda, ad esempio di carattere mi sono sempre vissuta come una persona “generativa” e protettiva , però essendo di fatto genitore anch’io so bene che ogni giorno devo confrontarmi con questa sfida per cercare di essere un “buon genitore”, una “buona madre” pur nella consapevolezza degli stereotipi e delle facili trappole ideologiche su queste questioni.
Personalmente , ritengo che sia sempre un’opportunità il mettermi in discussione come genitore, forse aiutata anche da un figlio in piena fase pre-adolescenziale e credo comunque che sentirmi in questo stato vitale mi dia modo di ragionare meglio sulle difficoltà e i problemi che man mano incontro , stimolando il confronto e aprendomi a nuove soluzioni .
Quando ci troviamo in crisi nel nostro ruolo di genitori , tendiamo spesso a pensare che occorra un aiuto di tipo psicologico, o chissà chi e cosa, per sbrogliare la matassa che non riusciamo a dipanare con i nostri figli , però non sempre questo risponde a verità , nel senso che questa modalità ,forse superata una prima timida resistenza, a volte è quella che ci sembra più facile, ma che non ci consente di vedere immediatamente l’altra possibilità , ossia l’alternativa nell’ esprimere al meglio le nostre risorse e lavorare sui nostri limiti e le nostre fragilità.
Questa tendenza a “delegare” di molti genitori per ricercare la ricetta perfetta educativa da applicare e quale panacea di tutti i problemi con i figli è uno schema ripetitivo e poco costruttivo , proprio perché si basa sul falso assioma che solo dall’esterno possa arrivare la soluzione ai propri problemi senza fare un minimo sforzo di ricerca interiore e di analisi personale sulla propria capacità di uscire dall’ empasse emotivo che sta facendo saltare ogni punto certo della propria esistenza di genitore .
Prima di “delegare” perché non provare a capire realmente cosa non va e sforzarsi di abbandonare schemi ripetitivi e porsi in ascolto dei propri figli, aprendosi al dialogo e all’energia costruttiva che lo scambio delle parole può apportare ?
Una bella avventura che vale la pena continuare o incominciare, a ogni genitore la scelta!
Genitori equilibristi
Il termine “equilibrista” è coniato dal bel film di Ivano Di Matteo “Gli equilibristi” , in cui si racconta la storia di un padre che dopo la separazione e pur avendo un lavoro e uno stipendio che in tanti anni aveva garantito una certa agiatezza alla sua famiglia e alla figlia adolescente , si troverà a scivolare velocemente in una situazione di povertà e di disagio esistenziale molto forte , trovandosi a vivere addirittura in auto ed andando alla mensa della Caritas , nonostante il suo sforzo di riuscire a fare in modo che nessuno della sua famiglia sapesse e cercando di continuare a dare un senso ed una dignità a ciò che gli stava accadendo .
In realtà questo padre è appunto diventato un “equilibrista” per il suo modo di stare continuamente a galla e “in piedi” in un contesto di vita diventato per lui insostenibile, facendo tutto il possibile per “resistere” ad una situazione economica sempre più difficile e critica, oltre all’elaborazione della sua separazione.
Sono tanti i genitori “equilibristi” che si trovano a dover fare i conti con questa crisi economica che come sappiamo ormai da tempo è una crisi strutturale e soprattutto che sta interrogandoci sul piano etico e culturale, rispetto alle nostre abitudini e ai nostri valori di riferimento.
Tempo fa parlando di questa crisi ho definito cosa sono per me i contemporanei “lavoratori acrobati” e ne ho parlato a lungo in un mio libro , ispirandomi al bel libro “Mamme Acrobate” di Elena Rosci e che rende molto bene l’idea delle mamme di oggi, un po’ “multitasking” o “tuttofare” :
“ così come uomini e donne , giovani e meno giovani tutti Lavoratori Acrobati che per riuscire a sopravvivere si sono dotati anche loro di grandi capacità acrobatiche , come quegli atleti che sfidano tanti rischi per non cadere e che spesso sono sprovvisti di reti di sostegno e di salvataggio” .
Tornando alla sfida educativa dei genitori di oggi , la successiva e importante domanda che mi risuona è “che tipo di società stiamo consegnando ai nostri figli?”.
Sul mio blog mi sono soffermata spesso su questo interrogativo , scrivendo di come i valori predominanti oggi siano quelli dell’ “apparire” e non dell’ “essere” e di come si tenda a non soffermarsi quasi mai su ciò che riguarda i nostri disagi e sul nostro mondo interiore , quasi come se quest’altra dimensione ci rivelasse ancora più fragili agli occhi degli altri.
Ecco un fatto di cronaca che avevo elaborato ispirata dalla cronaca, un fatto che si focalizza sulle fragilità della famiglie contemporanee spesso poco avvezze ad elaborare le emozioni e i cambiamenti sia della propria vita sia degli assetti familiari.
Genitori quasi impeccabili e così fragili ! Il dramma del padre di Laura e Marica a San Giovanni La Punta
Roberto Russo il padre di San Giovanni La Punta che sferra il coltello sulle sue due figliolette Laura e Marica per ucciderle ……..mi ha colpito il primo commento della moglie ai giornalisti che dice : ”Non posso credere che sia stato lui , nella maniera più assoluta!” , con questa incredulità ripetuta e sicura , questa donna in qualche modo difende l’immagine integerrima di un padre e di un marito affettuoso che lei evidentemente ha in mente e che riconosce come quella reale , mentre nella realtà questo stesso uomo comprende anche un’altra dimensione nascosta quella del cosiddetto “Mister Hyde” che si è materializzato , un qualcosa di più difficile se non impossibile da decodificare .
Sempre più spesso assistiamo a casi come questo di padri , non più solo madri, omicidi dei propri figli e poi spesso anche suicidi , credo una casistica un po’ diversa e forse nuova, anche rispetto alle teorie di genere per gli addetti ai lavori , ma credo così tanto importante e allarmante da doversi , come adulti e genitori, interrogare .
Al di là di tutte le domande che ci possiamo fare per capire il perché accadano gesti così crudeli e atroci sta di fatto che le vittime in questi casi sono dei minori indifesi, così come spesso si tratta di giovani donne indifese nei casi di stalking e di omicidio in questi ultimi anni .
I figli rappresentano la continuità della coppia , spezzando le loro vite si spezza questa continuità nel senso che se il progetto di amore della coppia finisce non ha più senso allora che rimanga qualcosa di tutto questo e allora “tutto” va eliminato , magari partendo con l’eliminare appunto i figli e poi a seguire spesso si decide di autoeliminarsi un po’ come ricorda l’antico adagio “muoia Sansone con tutti i Filistei !”.
Ogni progetto di coppia che finisce ha una sua storia e delle cause del tutto singolari e mai generalizzabili , certo è che se finisce , come può accadere , il legame d’amore che univa marito e moglie , qualunque siano le ragioni connesse, non finisce il progetto di genitorialità del padre e della madre coinvolti .
In quest’epoca in cui si parla spesso di genitori ultraprotettivi , di “madri totali” e di “padri mammosi”, credo invece che poco si investa nella “cultura della separazione” e nella sua elaborazione , quindi ancora una volta mi viene di dire che poco si fa per prevenire questi drammi familiari prima che sfocino in omicidi e in omicidi-suicidi spesso di padri , ex-coniugi o ex-compagni .
Non è da sottovalutare anche l’altro tema di “un’educazione alla gestione delle emozioni” , la cosiddetta “educazione sentimentale” che spesso ci dimentichiamo perché la diamo per scontata o perché la consideriamo banale quindi inutile in quanto i valori predominanti oggi sono quelli dell’ “apparire” e non dell’ “essere” e allora preferiamo proiettarci al di fuori , senza soffermarci quasi mai su ciò che riguarda i nostri disagi e sul nostro mondo interiore , quasi come se quest’altra dimensione ci rivelasse ancora più fragili agli occhi degli altri e in qualche modo potesse svelare qualcosa di inadeguato da non far trapelare nella maniera più assoluta.
Un po’ tutto questo è alla base di una certa diffusa incapacità di decodificare le nostre emozioni negative e spiega invece la necessità e l’urgenza di interrogarsi sulla motivazione a cambiare e a chiedere aiuto ai propri familiari , agli amici , anche agli specialisti, quando necessario (mio scritto del 25 agosto 2014) .
La storia della farfalla
Un giorno apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava di lì
per caso, si mise a guardare la farfalla che già da varie ore, si sforzava per
uscire da quel piccolo buco
dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre
della stessa dimensione .
Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva , e che
non avesse più la possibilità di fare niente altro
Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed allargò il
buco nel bozzolo fin tanto da far uscire la farfalla.
Però il corpo della farfalla era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco
sviluppate e si muovevano a stento.
l’uomo continuò ad osservare perchè sperava che da un momento all’altro, le
ali si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo, e che essa cominciasse a
volare
non successe nulla ! in quanto la farfalla passò il resto della sua esistenza
trascinandosi per terra il corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate. non
fu mai in grado di volare.
Ciò che quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di
aiutare , non capiva che era passare per lo stretto buco del bozzolo era lo
sforzo necessario affinché la farfalla potesse trasmettere il fluido del suo
corpo alle sue ali, così che essa potesse volare.
Era la forma con la quale Dio la faceva crescere e sviluppare.
A volte , lo sforzo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra
vita.
Se Dio ci permettesse di vivere la nostra esistenza senza incontrare nessun
ostacolo, saremmo limitati. Non potremmo essere così forti come siamo. Non
potremmo mai volare.
Ognuno è diverso dall’altro nelle proprie manifestazioni esteriori e nel proprio ritmo di crescita. E’ non-corretto e perfino ingiusto voler fare degli altri ciò che vogliamo noi. Come ogni individuo ama la propria individualità, deve permettere a ogni suo simile di godere della propria . Voler cambiare qualcosa significa non rispettare la libertà altrui. Il risultato? Relazioni sbagliate, traumi, liti, risentimenti, incomprensioni, malintesi, divorzi e guerre. (commento di Antony De Mello da “100 racconti di Antony De Mello ” , Ed. Piemme ).
MI RENDO DISPONIBILE PER ORGANIZZARE INCONTRI SU QUESTO TEMA , ECCO I MIEI RIFERIMENTI:
stefania.cavallo@alice.it ; 392/1316509