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Archivio per giugno, 2014

IL NOSTRO “MADE IN ITALY” COME LA LIRICA

IL NOSTRO “MADE IN ITALY” COME LA LIRICA

Libro Mino Cavallo018

Il “made in Italy” non è solo la nostra cucina, la nostra moda, la nostra arte più in generale ma è anche il nostro “bel canto” , la nostra LIRICA.
Basti pensare a quanti giovani studenti di musica arrivano senza sosta ogni anno da tutto il mondo e dall’ Oriente, in particolare dalla Corea per perfezionarsi nelle diverse specialità dalla direzione d’orchestra ai vari strumenti, dall’arte scenica alla lirica e allo studio delle nostre opere .
Italia patria di Caruso, di Di Stefano, di Del Monaco , della Simionato, della Scotto , di Pavarotti e di molti altri grandi artisti della lirica ormai dimenticati perché della lirica si ha un’immagine che rimanda ad altri tempi, a qualcosa di antico e quindi di superato perché del passato , un po’ come avviene con quelle foto d’epoca un po’ ingiallite e oggi superate dalla tecnologia più spinta ed avanzata del digitale .
Trovo importante invece quando si ha l’occasione di raccontare quel periodo e quel mondo , potendolo fare proprio perché si coglie quella “speranza” e “visionarietà” di cui si sente molto la mancanza proprio in un periodo storico difficile e di cambiamento come quello attuale.
Ad esempio , ho deciso di raccontare di mio nonno baritono internazionale e della mia famiglia composta da ex-artisti lirici perché è come se in questo periodo di crisi strutturale economica ed etica avessi sentito l’urgenza interiore che mi poneva un interrogativo fondamentale ed esistenziale del tipo:
“Se dovessi espatriare e trasferirti in altro paese , magari all’estero in cui ricominciare tutto d’accapo che cosa porteresti con te di essenziale e di irrinunciabile ?” Ecco io porterei senza dubbi la ricchezza dei ricordi più importanti della mia famiglia ed è per questo che ho voluto scrivere proprio di questo .
Ho recuperato nella memoria della mia famiglia sicuramente la nostra identità umana e quei talenti che ci hanno formato e che ci connotano ancora oggi e probabilmente anche domani.
Scrivere aiuta ad esprimere diversi sentimenti di gioia ma anche di dolore, di ricordo , di pacificazione con se stessi così come di riflessione su ciò che è rimasto incompiuto e forse un po’ sospeso , personalmente credo di aver fatto i conti con me stessa e con questo ultimo libro credo di averlo fatto in maniera onesta e autentica .
PRESENTAZIONE
IL BARITONO MINO CAVALLO
Memorie e radici della Lirica.
Di Stefania Cavallo, Casa Ed. La Sapienza di Roma , Collana Orientamenti , luglio 2014

NAPOLI ANTICA

Scrivere dei propri antenati e in particolare
dei nonni, che a loro modo sono stati un po’
speciali, riconcilia con le proprie radici
umane, archetipiche e affettive.
Finalmente ho osato questo passaggio della
mia vita, forse in un momento in cui so che i
miei genitori, ormai nonni e bisnonni a loro volta, hanno
più tempo da dedicarmi per questa personale impresa
familiare del narrare di loro e del nonno Mino, il grande
baritono!
In effetti è da diverso tempo che desidero scrivere sulle
personali radici legate a questa figura importante della
nostra famiglia e forse ora è giunto il momento di mettermi
al lavoro.
Certo che la forma narrativa alla quale ho pensato è quella
di ripercorrere la vita di mio nonno in maniera un po’
originale e cioè attraverso “libere conversazioni” intercorse
con sua figlia Ada, mia madre.

Così con l’aiuto della figlia Ada e del nipote Dodò, mio
padre, ho ripercorso varie tappe del successo artistico di
mio nonno Mino e della sua vita vissuta con la passione
per la lirica e per la bellezza dell’arte, in giro per il mondo.

Un romanzo sulla mia famiglia, con agganci alla realtà ma
anche con elementi narrativi legati alla vita artistica dei
protagonisti; insomma un lavoro originale che mi auguro
possa interessare e possa appassionare ancora oggi i
giovani al bel canto, un campo in cui i nostri artisti
rappresentano la colonna portante della cultura e della
musica lirica italiana nel mondo.

LA DEDICA

A mio nonno Mino e a tutta la nostra grande famiglia

Spesso scritturato al San Carlo di Napoli , un teatro in cui Mino era
molto gradito al pubblico, era ammirato e ripetutamente
applaudito durante la mitica interpretazione di Rigoletto!
Dedico questo lavoro di ricordi familiari a tutti coloro che sanno e
riconoscono l’importanza delle proprie radici, del proprio bagaglio
di esperienze accumulate nel tempo e dell’enorme ricchezza
evocativa ed esistenziale che rappresenta la “memoria” dei nostri
cari , di chi non c’è più ma ci ha lasciato traccia di sé attraverso le
storie narrate e le sue imprese, piccole o grandi che siano state

Ringrazio gli studiosi, i melomani e tutti i fans di mio nonno
che attraverso la loro affettuosa presenza
e la ricostruzione della sua carriera
hanno saputo restituire ai posteri
un ricordo fedele e appassionante
di un grande artista e uomo
Un grazie particolare
anche ai miei cugini
il tenore
Massimo Cassano
(coro del San Carlo di Napoli)
Ferruccio Cassano,
e al tenore Gaetano De Rosa
(coro del San Carlo di Napoli)
attraverso il bel sito dedicato
al nonno

Cultura vuol dire esercizio della democrazia

REPUBBLICA DELLE IDEE – RISCRIVERE IL PAESE

“Cultura vuol dire esercizio della democrazia”
Tomaso Montanari e Gustavo Zagrebelsy

la politica

Art. 9 della Costituzione :
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Purtroppo è un articolo rimasto incompiuto . Bisogna ritornare a ri-scoprire i nostri luoghi artistici , quale embrione di un popolo , del nostro popolo .

Dall’art. 3 della Costituzione “…..È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…..”

E’ importante ri-costruire un rapporto col territorio, col paesaggio plasmato dall’arte , dall’architettura , è importante ri-partire da questo progetto che rimette in connessione patrimonio artistico e sovranità. Questa può essere una rivoluzione concreta e non promessa .
“La cultura è ciò che ci permette di riconoscerci gli uni negli altri “ citazione di Gustavo Zagrebelsy.

La cultura serve a renderci conto di dove siamo , così come da dove veniamo e dove andiamo , no? Comprendere e comprenderci , non come fatto individuale ma collettivo .

Che posto ha la cultura nella vita di una società? La cultura fa sì che molte persone che non si conoscono di fatto però si riconoscono come partecipi in qualcosa di comune , ad esempio nel patrimonio artistico ecc. .

La Cultura come funzione sociale è la più debole, sia dell’Economia che della Politica , ma non meno importante dell’economia, ossia la cultura ridotta a merce , e della politica ossia la cultura ridotta a consenso politico.

Il rischio è che la Cultura diventi subalterna alla funzione economica e che diventi un’altra leva di schiavitù e non di libertà .

Un ‘idea è buona non solo se è traducibile in aspetti mercantili e produttivi .

Bisogna creare dei luoghi terzi in cui si siano i cittadini su un piede di parità , e dove non si sia né spettatori , clienti o lavoratori e il rischio è che si diventi invece sudditi ……questa è la tendenza del dibattito della sociologia americana sul significato di “democrazia moderna” ed ecco perché in America si sta dando molta importanza ad esempio ai parchi pubblici urbani e nazionali .
L’uso degli spazi pubblici e delle piazze è al centro del dibattito anche in Italia.

Il mondo della cultura dovrebbe avere l’energia per valere come tale .

Tra tutti i ministeri quello della Cultura forse è quello più scomodo e difficile perché si tratta di darsi una definizione culturale.

Vi è poi un altro tema e cioè se gli umanisti , gli intellettuali , gli stessi storici dell’arte siano riusciti a trasmettere il valore del nostro patrimonio culturale o no ….anche qui ci sono delle responsabilità, asserisce Montanari e dice ancora : “Gli storici dell’arte dovevano parlare ai cittadini e ricordarsi perché facciamo questo lavoro a che cosa serve la storia dell’arte“. Attraverso “la conoscenza” il patrimonio artistico e culturale diventa patrimonio di tutti , gli stessi luoghi sacri diventano patrimonio laico , degli atei ecc. .

La sfida attuale è ricominciare ad essere “popolari” per lo sviluppo della cultura così come dice la nostra Costituzione.

Libro consigliato :

Istruzioni per l’uso del futuro, il patrimonio culturale e la democrazia che verrà, l’ultimo libro di Tomaso Montanari

UN OMAGGIO A NAPOLI ED AI NAPOLETANI

LA REPUBBLICA DELLE IDEE – RISCRIVERE IL PAESE
Servillo in “Ritratto d’autore” sabato 7 giugno h. 22 al Teatro San Carlo di Napoli
UN OMAGGIO A NAPOLI ED AI NAPOLETANI
NAPOLI ANTICA

Ieri sera in molti abbiamo seguito sul web l’intervista del giornalista Gnoli a Servillo, in diretta dal Teatro San Carlo di Napoli sul mestiere dell’attore e sul teatro.
Perché per “riscrivere il paese” non solo è stato necessario ri-partire da una città come Napoli ma è sempre più necessario dare voce ad attori , e ad operatori-divulgatori della cultura del teatro napoletano e italiano nel mondo, come Toni Servillo .
L’intervista inizia un po’ prima rispetto alla tabella di marcia , intorno alle ore 22 e tocca vari temi cari a Servillo .
Gnoli parla del doppio registro di Servillo e della sua capacità metamorfica .
Servillo racconta di come si prepari per un film così come si prepara per il teatro, con gli stessi tempi e la stessa maturazione . Torna sul tema dell’importanza del “ comico” e del suo valore antropologico così come i suoi maestri Molière ed Edoardo.
Cita da “Le voci di dentro” pezzi e aneddoti molto efficaci e parla di come solo il comico, a volte , riesca a sollevare gli spettatori a teatro dall’angoscia anche della morte, in maniera quasi catartica e liberatoria .
Più tardi risponderà al giornalista del perché ad esempio non ha ancora recitato Shakespeare e dirà :
“Si incontra un autore perché quell’autore corrisponde ad una tua necessità profonda in quel momento della tua vita” , così Servillo spiega perché non abbia mai recitato Shakespeare e perché abbia voluto uscire un po’ da una certa gabbia dell’attore che si sente obbligato a recitare Shakespeare per essere incoronato un “vero attore”.
Si esprimerà anche sull’intesa Servillo – Sorrentino: “a teatro il pubblico è come se ti delegasse il vivere quella scena per lui , Sorrentino credo che si senta testimoniato dal mio lavoro ……..ma non so”.
A proposito de “La Grande Bellezza” Servillo dice : “questo film è stata un’occasione per pensare e riflettere su se stessi, in particolare su questa passione diffusa di reiterare gli sbagli “.
Viene trasmesso un pezzo dal film “ La grande bellezza” in cui il personaggio Jep Gambardella smaschera i vizi degli italiani e una certa ipocrisia a modi “leviamoci la maschera e diciamoci la verità” (Servillo lo dice in napoletano ed è molto più efficace).
Ma tutta l’intervista, nella sua parte centrale, parla di Napoli e dei Napoletani e ai Napoletani presenti lì al San Carlo.
Ecco le riflessioni di Servillo .
Napoli è una sorta di “comédie française en plein air “.
Vi è una natura ironica di questa drammaturgia napoletana . Una peculiarità che nell’eterno e continuo conflitto tra ideali e realtà i Napoletani sanno trovare, il sorriso nel pianto e questo è molto teatrale …..è la loro naturale attitudine teatrale , una sorta di passione dell’attore. E’ l ‘abbandonarsi e il sottrarsi del napoletano.
Napoli è una città che è in grado di esprimere talenti letterari , teatrali , musicali e poi vi è un’ altra Napoli che è quella dello sfascio e del disastro , in una sorta di paradosso e di schizofrenia , ma è anche la natura artistica di Napoli , la sua vena creativa . Questo magma crea poi le condizioni perché si verifichi una certa restituzione di Napoli e dei Napoletani.
Emozionante momento quando Servillo leggerà alla fine un testo di Mimmo Borrelli , testi appassionanti e molto sonori , tutti in napoletano in cui ci viene svelato Il tema di dare voce ad un popolo attraverso la recitazione .
Mi piace terminare questo modesto e personale contributo su quando Servillo parla della “ grazia” di Troisi e dei luoghi comuni che sfatava e ricorda una sua battuta nel suo film “Ricomincio da tre” , nel finale , quando la donna che gli piace gli dice “Non siete voi Napoletani che dite “quando c’è l’amore c’è tutto?” e Troisi , nel suo ruolo, risponde : “ No, è quando c’è la salute c’è tutto e non quando c’è l’amore!!!!”.
Ecco in questa ultima battuta riconosco una certa “partenopeità” anche della mia famiglia , in particolare da parte di madre, e credo sia quell’energia che mi accompagna nei momenti un po’ più bui dell’esistenza e che spesso risolve delle difficoltà permettendomi di continuare a pensare che l’ironia sia vitale e spesso risolutiva , così come quel “sorriso nel pianto “ che ci ha così bene descritto Servillo .
Chapeau Toni Servillo!

Stefania Cavallo
8 giugno 2014