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Archivio per febbraio, 2016

IO SONO FANGO di Roberto Allegri

IO SONO FANGO di  Roberto Allegri

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e leggeranno questo contributo e che magari hanno trovato curiosità per il mio blog LAVORATORI ACROBATI , un blog da un titolo molto evocativo e per quanto mi riguarda molto reale , in cui si possono trovare tante questioni in cui si incrocia soprattutto lo sguardo di chi da precaria e con grosse difficoltà di sopravvivenza lavorativa , pur operando in ambienti cosiddetti alti , non rinuncia a sperare e a pensare che tutto può cambiare in meglio.

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La storia del figliol prodigo ripresa dal Vangelo e romanzata dall’autore ………molto interessante sia dal punto di vista cattolico che laico e sia per i padri di oggi che per i figli di oggi e ho pensato soprattutto al percorso narrativo che in questi anni ci ha proposto il noto psicanalista e scrittore Massimo Recalcati quando parla di Ulisse e del figlio Telemaco (che aspetta il ritorno del padre)  ………nel figliol prodigo vi è il tema centrale del perdono e molto altro ……da laica trovo sempre molto interessanti queste incursioni in ambito cristiano/cattolico e alcune urgenze di aggancio alla contemporaneità.

 

Il “figliol prodigo” potrebbe ricordare quello che  il professor  Massimo Recalcati chiama il figlio “narciso” dell’attuale società orizzontale , che sperpera i beni paterni e tocca il fondo in tutti i sensi , ma che ad un certo punto torna sui suoi passi e comprende l’importanza delle sue radici e del suo “debito” verso il padre , quella che sempre Recalcati chiama  l’”eredità” paterna . In questa antica ed evocativa parabola del vangelo c’è il tema del “perdono” ma anche quello del “senso di colpa” che ad un certo punto divora il figliol prodigo e nel romanzo di Roberto Allegri IO SONO FANGO divorerà appunto il personaggio del romanzo che si chiama FANGO e che andrà oltre il suo “senso di colpa “. Mi sono venute in mente le numerose tragedie anche attuali della nostra cronaca in cui spesso non si riesce  a perdonare , mariti/padri che non sanno perdonare e che non sanno accettare che le cose possano cambiare in una famiglia , nei rapporti con la moglie , così di figli che compiono drammi indicibili perché non hanno ricevuto il perdono tanto atteso e il senso di colpa li ha devastati tutta la vita senza soluzione . Bisognerebbe dedicare più tempo a parlare di questi temi con lettura di episodi contemporanei in maniera che si possano fornire strumenti emotivi che aiutino genitori e figli a decodificare esperienze e vissuti personali che non portino mai ad estreme conseguenze e a tragedie familiari.

I genitori dovrebbero pensare alla propria “eredità” da lasciare ai figli , un’eredità di tipo morale e fatta del desiderio verso la vita, verso interessi e passioni da coltivare , con padri e madri che con le loro storie , la passione nel proprio lavoro, dal più umile al più complesso e illustre, renda i figli di oggi consapevoli/responsabili di questa preziosa eredità genitoriale e familiare con cui potranno attraversare ogni difficoltà e ogni bivio esistenziale che si troveranno di fronte .

Dunque sono veramente tanti i sentimenti  che si ritrovano in questo romanzo : l’abbandono, la perdizione/peccato, l’accoglienza, le aspettative, il risentimento /odio , la compassione /misericordia e il perdono;  giustamente un’amica di Facebook  mi  ha   ricordato che è il tema del figlio “prediletto” ,  un  grande tabù  della nostra società ……..e anche in questo caso  la questione meriterebbe ulteriori riflessioni e confronto  .

Un romanzo da leggere    per riflettere  e  per decodificare  il contemporaneo  rapporto genitori-figli  al di là  di ogni condizionamento culturale  e moralistico.

 

Stefania Cavallo

28 febbraio 2016

SCUOLA : Certificati “Dis” , Dislessia, Discalculia e Disgrafia ………..

SCUOLA :  Certificati  “Dis”  , Dislessia, Discalculia  e   Disgrafia   ………..

 

 Domande

Certificati  “Dis”  , Dislessia, Discalculia  e   Disgrafia, su  questa questione  vorrei iniziare una riflessione  perché  quest’anno mi sono trovata  in questo  “mondo- scuola”    in cui  sembra essere una delle  priorità.

Da diverso tempo mi occupo di assistenza allo studio per ragazzini e adolescenti  che hanno diversi problemi di  apprendimento  legati  allo  studio  e supporto anche  famiglie   e   genitori   durante  le fasi  più significative e importanti  dei  percorsi scolastici   dei propri figli  .

Questa  è un’attività che mi appassiona , in cui  metto il cuore e la testa  perché non basta avere delle tecnicalità con questi ragazzini  , bisogna spesso  “salire” al loro livello  e  togliere tutte le sovrastrutture , “togliere e togliere” ,  senza per questo  svilire l’approccio allo studio e al   metodo .

A volte quando esco da una lezione con uno di questi ragazzini mi sento esausta e spesso auto- verifico qualche mia carenza  che  già mentalmente , e con una certa creatività ,  mi fa lavorare per  la preparazione della prossima lezione in cui poter  spiegare    meglio  quel concetto  o quell’operazione  o altro e non sono tranquilla finché  non sperimento , col mio ragazzino,  alternative e soluzioni  corrette .

Il  mio obiettivo in queste situazioni  non è mai il voto , che sia sufficiente o alto, il mio  obiettivo in particolare è trasferire a queste  ragazze  e ragazzi   un modo diverso di approcciare la materia  che risulta per loro più difficile , senza creare chissà quali aspettative e con uno sguardo  al senso del lavoro che si sta facendo , poi  credo sia importante che ci sia quel rapporto umano  in cui si possa ogni tanto scherzare e tirare un  meritato  sospiro .

Questa è una premessa  che vuole fare da ponte  proprio  alla comprensione  del  mondo delle numerose certificazioni  che si producono e vengono richieste in ambito scolastico da qualche anno a questa parte in Italia .

Come genitore non ho mai fatto questo percorso per mio figlio  perché  dalla scuola  non ci è mai stata segnalata qualche problematica in tal senso ,  né   al momento  ho rilevato  nulla  (anche se   non si può mai dire……) ,  ma anche chi  come me  è  in questa casistica , forse  anch’essa un po’ anomala  e con un certo  imbarazzo perché all’incontrario,  spesso si trova  come genitore  a parlare con   gli altri  genitori  che  hanno  la figlia o il figlio con dislessia, discalculia , disgrafia  e così via , si parla spesso di  certificati  richiesti e prodotti anche in corso d’anno, a inizio del secondo quadrimestre,   affinché   finalmente  questi studenti  possano trovare ,  con un po’ di pace per tutti, dei percorsi o  piani  personalizzati  di studio più alla loro portata  e realizzabili , tenendo conto di diversi modi di apprendere  utili al singolo.

La  mia personale riflessione  allora è  quella di chi si pone delle domande  su questo fenomeno sempre più diffuso  e   necessario,  credo però che  non  si sia   pronti  per gestirlo nella sua complessità  e a 360 gradi .

A volte percepisco che possa essere rischioso ridurre un percorso scolastico  a produzione di certificati  e che si possa perdere di vista  il senso vero  e le finalità che presenta  il “mondo- scuola” .

Conosco  bene  anche la questione dei nostri  studenti che presentano grandi   “carenze  cognitive pregresse “  in alcune materie , in particolare  è nota  la grossa difficoltà degli studenti italiani  in materie come la matematica e le  lingue   straniere  e non mi sembra che ad esempio   su queste questioni ci siano molte alternative  o soluzioni  organizzate e istituzionalizzate se non  il supporto  spesso  salvifico  delle  “ripetizioni private” ,  laddove  si riesca a coniugare la bravura del professore  ingaggiato  con gli obiettivi  scolastici  di riferimento  presieduti  dal  professore  titolare  della materia  nella scuola  del  nostro   malcapitato e “carente”  studente .

Perché allora ci troviamo di fronte a  questo scenario ?

Cosa c’è dietro il mondo  delle  certificazioni  “DIS”  ?

Ci  sono  storie  di   percorsi di grande  sofferenza  individuale  per quegli studenti , e le loro famiglie,  che  per anni hanno pensato  di essere “deficienti”, passatemi il brutto termine, perché trattati da “deficienti”  in alcune scuole  e  da  alcuni professori  “incompetenti”  e mi domando però se la scuola  non debba essere  invece  quel luogo “elettivo”   in cui  si aiuta a crescere  e a formarsi  un’idea sul mondo e le cose ,  anziché un luogo  in cui ci si preoccupi più di  un’istruzione  un po’  “al ribasso” , in cui si creano mondi divisivi  tra  chi ha i certificati e chi non li ha,  chi ha  solo (si fa per dire)   delle “carenze cognitive pregresse”  e quindi   non può avere scusanti  perchè “deve  studiare di più per recuperare”, oppure chi  è   sfortunatamente  “ normale”  , in maniera anomala  e  fino a prova contraria ,    e allora  ha  “zero”  scusanti  del tutto .

Mi rendo conto di essere molto confusa  in materia , ma anche perché  su questi temi molto delicati e complessi  si creano  molte  divisioni   e  poca sensibilizzazione culturale  e non sempre è facile orientarsi  né per genitori né per i ragazzi .

“Nella scuola che mi piacerebbe”   so che le cose si cambiano con la fatica , con l’interrogarsi  in continuazione e ammettendo anche il proprio fallimento. Se non c’è la volontà autentica di cambiare , nemmeno la migliore formazione dei formatori e degli insegnanti può essere efficace ; non c’è apprendimento che tenga se non si considera la  RELAZIONE  in cui lo stesso si svolge, ossia la RELAZIONE  docente-discente e di come questa RELAZIONE  sia la risultante di successi e di fallimenti per i due soggetti coinvolti , nessuno escluso.

Per fortuna la storia della scuola è  ricca di testimonianze  di studenti che , grazie all’incontro con  bravi professori,  hanno realizzato una carriera scolastica  costellata  magari  da  qualche caduta  iniziale , poi superata “alla grande”, così  come  da significativi   successi  con  relativa  valorizzazione dell’autostima , realizzazione personale e  umana .

Irene Auletta, stimata consulente pedagogica,   con piacere ha rilanciato questo mio contributo  anche  su  Facebook  dicendo: “Stefania Cavallo  apre importanti riflessioni e interrogativi su una delle fotografie più confuse della nostra scuola. Mi piace pensare (e sperare!) che l’amore per il sapere possa tornare nelle classi svelando che la strada delle certificazioni o dei BES (altra questione assai confusa!) può far incrociare parecchie trappole inattese.
Grazie Stefania!”

Stefania Cavallo

25/02/2016

Insegnare-lasciare il segno

Insegnare-lasciare il segno

 

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Quando termino una lezione ad esempio su  Racine  e  analizzo  , in francese, la sua opera “Phèdre”   so che dovrò un po’ faticare per far capire il pensiero dell’autore, collocandolo nella sua epoca e con un ulteriore  slittamento temporale all’ epoca  in cui è ambientata la storia .

Ebbene a volte devo insistere per introdurre qualche elemento umano e un po’  “differente” con le  mie digressioni culturali, rispetto magari allo schema che lo studente ha in mente , con una certa rigidità,  e devo dire che ogni volta si crea  un bello scambio che mi richiede più impegno del solito , ma alla fine sono soddisfatta perché percepisco di aver passato, attraverso lo studio,  qualcosa di importante e utile ,  forse qualcosa che  non coinvolge solo  lo studio ma qualcosa che  tenta di orientare  uno sguardo più profondo sulla vita .

C’est magnifique!

 

Stefania Cavallo

5 febbraio 2016