Giudizi , pregiudizi e psichiatria
Giudizi , pregiudizi e psichiatria
In molti affidano alla psichiatria una certa aura “sacra” e di indiscusso riconoscimento un po’ nei diversi ambiti , senza però pensare che i pregiudizi non si risolvono con questo tipo di delega , ma si risolvono affrontandoli, parlandone e combattendoli pacificamente con conoscenza e autocritica , perché a volte i veri nemici contro i pregiudizi siamo proprio noi stessi che ci boicottiamo e li conserviamo come saldo vessillo identitario nostro malgrado . Penso alle tesi sull’omosessualità dei bambini etichettata come patologia, malattia per cui nel dubbio è meglio inviare il bimbo dallo psichiatra, una tesi molto diffusa in ambito ecclesiale/religioso, ma non solo.
Mi ricordo su questa scia tutto il dibattito che si sviluppò in Francia sull’autismo, i bambini autistici come psicotici, e che secondo gli psichiatri era imputabile alla figura materna, la madre “coccodrillo” quel tipo di madre che fagocita il proprio figlio, una madre depressa , si è parlato di “tossicità materna” , di cattiva relazione materna, ecc.
Questo scontro con la psichiatria, in Francia, fu vinto dalle associazioni delle famiglie con figli autistici e grazie alla regista francese Sophie Robert che col suo film-denuncia Le Mur/Il muro , impedì, almeno in questo ambito, alla psicoanalisi di continuare ad esercitare quel ruolo egemonico che domina ancora gran parte della neuropsichiatria infantile.
La tendenza a “medicalizzare” è sempre dietro l’angolo e trova spesso una qualche facile giustificazione, perché in qualche modo sposta il problema in un ambito che ci è ignoto e così facendo ci creiamo l’alibi che quella questione non ci riguardi e non ci competa, ma competa a degli specialisti , così come il trovare la soluzione che noi non vogliamo trovare o crediamo di non essere capaci di trovare, perché il tutto ci coinvolge emotivamente in maniera totale e paralizzante oltre che imbarazzante.
Non voglio dire che sia sempre così e che gli specialisti della mente e dell’anima non siano utili e necessari , ma “la delega” può rappresentare spesso quella “non”- soluzione che ci illudiamo possa essere la panacea dei nostri problemi, senza prima affrontare un lavorio interno di conoscenza di sé e di eliminazione dei propri giudizi interni.
Poi nessuno è esente da errori e dal prendere le classiche “lucciole per lanterne”, tanto più se si è esseri umani, no? E’ devastante però ergersi, dal proprio pulpito, a Verbo, manipolare vite e situazioni altrui sino a creare danni irreversibili , questo è un rischio gravissimo e su cui bisogna vigilare sempre, senza indugi.
Non dovremmo mai restare solo in superficie su ciò che invece ci riguarda nel profondo e in maniera totale come esseri umani .
E la pedofilia, argomento spinoso come la etichettiamo? Su questo preferisco rimandare ad un mio contributo relativo alla bella pellicola-denuncia “Il caso Spotlight”:
Il caso Spotligth:un’opportunità per aprire spazi di dialogo e confronto
Stefania Cavallo
30 agosto 2018