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Archivio per agosto, 2018

Giudizi , pregiudizi e psichiatria

Giudizi , pregiudizi e psichiatria

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In molti affidano alla psichiatria una certa aura “sacra” e di indiscusso riconoscimento un po’ nei diversi ambiti , senza però pensare che i pregiudizi non si risolvono con questo tipo di delega , ma si risolvono affrontandoli, parlandone e combattendoli pacificamente con conoscenza e autocritica , perché a volte i veri nemici contro i pregiudizi siamo proprio noi stessi che ci boicottiamo e li conserviamo come saldo vessillo identitario nostro malgrado . Penso alle tesi sull’omosessualità dei bambini etichettata come patologia, malattia per cui nel dubbio è meglio inviare il bimbo dallo psichiatra, una tesi molto diffusa in ambito ecclesiale/religioso, ma non solo.

Mi ricordo su questa scia tutto il dibattito che si sviluppò in Francia sull’autismo, i bambini autistici come psicotici, e che secondo gli psichiatri era imputabile alla figura materna, la madre “coccodrillo” quel tipo di madre che fagocita il proprio figlio, una madre depressa , si è parlato di “tossicità materna” , di cattiva relazione materna, ecc.

Questo scontro con la psichiatria, in Francia, fu vinto dalle associazioni delle famiglie con figli autistici e grazie alla regista francese Sophie Robert che col suo film-denuncia Le Mur/Il muro , impedì, almeno in questo ambito, alla psicoanalisi di continuare ad esercitare quel ruolo egemonico che domina ancora gran parte della neuropsichiatria infantile.

La tendenza a “medicalizzare” è sempre dietro l’angolo e trova spesso una qualche facile giustificazione, perché in qualche modo sposta il problema in un ambito che ci è ignoto e così facendo ci creiamo l’alibi che quella questione non ci riguardi e non ci competa, ma competa a degli specialisti , così come il trovare la soluzione che noi non vogliamo trovare o crediamo di non essere capaci di trovare, perché il tutto ci coinvolge emotivamente in maniera totale e paralizzante oltre che imbarazzante.

Non voglio dire che sia sempre così e che gli specialisti della mente e dell’anima non siano utili e necessari , ma “la delega”  può rappresentare spesso quella “non”- soluzione che ci illudiamo possa essere la panacea dei nostri problemi, senza prima affrontare un lavorio interno di conoscenza di sé e di eliminazione dei propri  giudizi interni.

Poi nessuno è esente da errori e dal prendere le classiche “lucciole per lanterne”, tanto più se si è esseri umani, no?  E’ devastante però ergersi, dal proprio pulpito,  a Verbo,  manipolare vite e situazioni altrui sino a creare danni irreversibili , questo è un rischio gravissimo e su cui bisogna vigilare sempre, senza indugi.

Non dovremmo mai restare solo in superficie  su ciò che invece ci riguarda nel profondo  e in maniera totale   come esseri umani .

E la pedofilia, argomento  spinoso  come la etichettiamo?  Su questo preferisco rimandare ad un mio contributo relativo alla bella pellicola-denuncia  “Il caso Spotlight”:

Il caso Spotligth:un’opportunità per aprire spazi di dialogo e confronto

Stefania Cavallo

30 agosto 2018

 

C’E’ CHI DICE NO ! I MIEI NO

C’E’ CHI DICE NO ! I MIEI NO

 

Davide

Bisogna saper indagare i tessuti sociali delle comunità che abitiamo,

chi le amministra e conoscere le relazioni tra le persone

 

Questi miei contributi partono sempre da esperienze autobiografiche e desiderano raccontare con lenti di tipo social-sociologico il mio NO ad alcuni progetti che quest’anno hanno interessato e interessano ancora in maniera significativa le nostre comunità.

Le mie argomentazioni si focalizzano su ciò che si considera come “tessuto sociale”, comunità e persone e non esistono scelte politiche che esulino dal considerare “le persone”, le ricadute sociali e locali in termini di benefici che gli stessi cittadini possano avere.

Intanto, vorrei ricordare che i “NO aiutano a crescere”, come cita il noto pedagogista americano Asha Philips, col suo best-seller, e non è una narrazione di regole e ricette su come si fa a dire di NO, mentre i “PERCHE’?”, cioè il porsi degli interrogativi , aiutano a capire e ad indagare meglio l’esistente per poter fare delle scelte più consapevoli .

Ora vorrei sottolineare anche che ognuno ha un suo percorso personale ed è giusto ricordarlo, al di là di “parole” e “giudizi” a volte frettolosi di chi tende a generalizzare e confonde diversi piani e soprattutto perde di vista la dimensione umana, cioè le “persone”.

Ecco il mio approccio non può prescindere dal considerare “le persone”, quindi cosa voglia dire abitare nelle nostre comunità da diversi anni, come la sottoscritta.

Quello su cui bisogna riflettere a livello politico è il senso di responsabilità sulle conseguenze delle azioni e delle scelte che i dirigenti politici compiono e su questo bisogna concentrarsi .

Da sempre, sono molto sensibile alla questione “culturale” che calza molto bene in tema di quali siano le premesse per un reale processo di “condivisione” di eventuali cambiamenti proposti ai cittadini.

“La cultura è ciò che ci permette di riconoscerci gli uni negli altri “ cita  il noto giurista costituzionale Gustavo Zagrebelsy.

Qui il senso è che la Cultura serve a renderci conto di dove siamo , così come da dove veniamo e dove andiamo.  Comprendere e comprenderci , non come fatto individuale ma collettivo .

La cultura fa sì che molte persone che non si conoscono di fatto  però si riconoscano come partecipi in qualcosa di comune , ad esempio nel patrimonio locale, ossia l’ambiente, la salute e il lavoro , così come in una mutualità di valori sociali condivisi.

Il processo di partecipazione attiva dei cittadini, il “farsi comunità” è qualcosa che si pratica e nasce dalla frequentazione di spazi comuni intergenerazionali in cui le persone possano riconoscersi e scambiare esperienze. Partecipazione e condivisione significano “incontro con l’altro”.

In discussione , per quanto mi riguarda, è la messa in opera di un “processo non collettivo di partecipazione” , in cui i cittadini avrebbero potuto essere veramente parte attiva di decisioni importanti del cambiamento che li riguarda da vicino . Cosa che non è avvenuta.

Ora , i tempi sono pronti perché i cittadini possano fare la differenza.

Domandiamoci anche : “Che posto ha la cultura , il lavoro, la società , i diritti civili , i nuovi bisogni di socialità , l’ambiente, la nostra salute e  la tutela di tutto questo ?”

Allora quali le nostre prossime sfide come comunità ?

In questa raccolta di contributi personali , ho voluto ripercorrere quella del “NO alla Fusione tra Basiano e Masate”, ma soprattutto ho voluto raccontare della sfida più impegnativa che ci coinvolge oggi e tutti in maniera urgente e prioritaria, ossia quella in difesa della nostra salute e del nostro territorio col nostro “No Biogas a Masate”.

Qui di seguito ricordo i due link  con i  quali  si possono ripercorrere alcuni passaggi importanti di queste  lotte civiche e sociali.

Non abbassiamo mai la guardia su queste questioni!

No Fusione Basiano e Masate : https://stefaniacavallo.wordpress.com/2018/04/14/comitato-no-fusione-basiano-masate-assemblea-pubblica-14-04-2018/

No Biogas a Masate:

Un nuovo blog sul No Biogas di Masate

Stefania Cavallo

23 agosto 2018

Genova, 14 agosto 2018. Un piccolo pensiero!

Genova, 14 agosto 2018

Un piccolo pensiero!

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In questi giorni mi sono emozionata molto e mi sono molto commossa nel guardare l’immane tragedia di Genova, col crollo di parte del ponte Morandi che come è stato ricordato più volte oltre ad essere un simbolo di modernità della città è soprattutto una via di unione cruciale delle due parti della città, l’est e l’ovest, una via fondamentale per andare al porto e all’aeroporto, per raggiungere il litorale francese, insomma un punto di passaggio per i genovesi per spostarsi per andare a lavoro o a scuola , per andare da ponente a levante e viceversa .

In questi momenti si stanno consegnando le prime nuove case agli sfollati , un momento importantissimo.

Gli sfollati sono molti, si parla di 300 nuclei familiari circa e si sta parlando di 600 circa persone rimaste senza la propria casa , proprio perché situata nella zona rossa , non più accessibile perché sotto il ponte .

Trovarsi senza più la propria casa, la casa che magari si è abitata per più di quaranta anni, o una casa di cui si sta ancora pagando il mutuo e non poter più ritornare a prendere le proprie cose, i propri mobili e i propri effetti personali, è sicuramente qualcosa di molto traumatico , è molto difficile farsene una ragione e questa situazione rievoca purtroppo altre tragedie simili come quelle dei terremoti o delle guerre da cui scappare e così via.

Non è mai facile lasciare una casa per recarsi in un’altra , soprattutto se è quella casa in cui si è nati e rappresenta il primo luogo degli affetti più importanti della propria vita, nella zona in cui si fanno le prime amicizie e sono nati i primi amori . Lasciare la propria casa perché obbligati da un pericolo esterno, come in questo caso , col pericolo che il resto del ponte “maledetto” possa franare sulle case sottostanti e possa creare altre vittime è qualcosa di veramente molto difficile da accettare razionalmente e lo si percepisce dalle diverse reazioni che in questo momento si possono cogliere ascoltando gli stessi sfollati durante le tante interviste trasmesse.

Non bisognerà lasciare sola Genova e i Genovesi in questa fase di ricostruzione e di ripresa e soprattutto bisogna aiutare , le tante persone e famiglie sfollate con bambini, a ripartire nelle nuove case, che siano arredabili e vivibili al più presto per ridare fiducia e speranza per il futuro, sentimenti umani che possono sostenere momenti così difficili e dolorosi di grande cambiamento per la propria esistenza.

Sabato i funerali di stato di Genova e quegli applausi alle maggiori cariche dello Stato e agli esponenti del nuovo governo che al di là delle infinite interpretazioni e dietrologismi politici, personalmente li ho recepiti come degli applausi di incoraggiamento, un’ulteriore responsabilità e impegno ad andare avanti senza indugi , per dare giustizia ai 43 morti accertati e alle loro famiglie.

Non dimentico certo gli applausi ai tanti Soccorritori, i primi ad arrivare sul luogo della tragedia , i Soccorritori che lottano ogni istante per salvare vite e restituire le salme delle vittime alle proprie famiglie. Gli stessi Soccorritori che piangono durante lo svolgimento del proprio lavoro, perché sono esseri umani e a questo lavoro non ci si può mai abituare con freddi automatismi.

Mi ha emozionata tutto della messa trasmessa sabato scorso in diretta, molto emozionanti anche le parole pronunciate, durante il rito musulmano, dall’autorità religiosa presente per le due vittime di religione musulmana colpite dal tragico evento. C’è molto da fare e dobbiamo dimostrare che prima vengono i fatti e su questi si può essere giudicati, tutto il resto non deve distrarre e invece deve motivare a lavorare per rimettere in piedi Genova, questa regione e il nostro paese.

Forza Zena e non molliamo !

Stefania Cavallo

20 agosto 2018

 

 

Un nuovo blog sul No Biogas di Masate

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Era giunto il momento di creare un nuovo spazio , un nuovo blog ove poter raccontare questa incredibile lotta pacifica e di civiltà del No al Biogas a Masate. Nel primo articolo trovate tutto quello che ho scritto da aprile ad oggi e spero sia gradito a tutti , compresi coloro che decideranno di conoscere di cosa si tratta e decideranno di approfondire e di aderire a questo mega comitato che oramai si è esteso oltre Masate e i comuni limitrofi , interessando tutta La Martesana e non solo.  Buona lettura .  Stefania

 Link del nuovo blog : https://nobiogas.wordpress.com/

Link  con articolo di presentazione del nuovo blog del sito :   https://nobiogas.wordpress.com/2018/08/13/il-mio-nuovo-blog-no-biogas-masate-pensieri-parole-e-immagini-di-questa-lotta-pacifica-e-di-civilta/

Il mio nuovo blog . 

NO BIOGAS MASATE: pensieri, parole e immagini di questa lotta pacifica e di civiltà

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No Biogas Masate

Partecipazione e condivisione su  ambiente e salute

 Non mi sento di pensare che le persone non comprendano ciò che può migliorare la propria qualità di vita, penso che a volte manchi la conoscenza e la possibilità o volontà di trovare del tempo per approfondire , per capire e a volte cambiare sguardo per attivarsi e decidere di cambiare le cose che non vanno non solo per se stessi ma anche per le proprie comunità.

Viviamo in un mondo che produce più rifiuti di quelli che riesce a smaltire e il problema di non volere “in casa” gli altrui rifiuti è sempre più reale, diffuso e controverso e in qualche modo bisogna trovare delle soluzioni condivise e al passo coi tempi.

Non sono un tecnico di questo ambito, ho letto tutti i documenti prodotti sino ad ora , tutti gli articoli della copiosa rassegna stampa e ho partecipato come cittadina ai maggiori eventi di sviluppo di questa lotta pacifica del No Biogas Masate , e il mio sguardo è più di tipo sociale e cerco di riproporre le ragioni che stanno dalla parte delle nostre comunità perchè escluse da un processo di informazione, partecipazione e condivisione su questi impianti previsti nel nostro territorio.

Molte cose le ho già scritte per l’occasione.

I miei contributi per questa giusta causa hanno l’intento e l’ onestà intellettuale di generare ulteriori riflessioni per poter arrivare maggiormente ad investire tutti in un proprio principio di etica e di coscienza individuale, oltre che collettiva, e si rivolgono in particolare a chi dovrà decidere in merito.

Stefania Cavallo

14 agosto 2018

 

Si fa presto a criticare e meno a fare ! Riflessioni sul senso dell’impegno civico, sociale e politico

Si fa presto a criticare e meno a fare !

Riflessioni sul senso dell’impegno civico, sociale e politico

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L’esperienza limitata ai miei 57 anni e alcune batoste prese, mi hanno insegnato a prendermi del tempo e a non dare mai nulla per scontato in nessun ambito (mia citazione)

 

In questi giorni mi capita di fare riflessioni sul tema dell’impegno come cittadini e su quanto sia necessario cercare di vivere in luoghi e comunità in cui ci si riconosca per uguale desiderio e volontà di migliorarle.

Non ci sono ricette univoche , né lo si può fare per obblighi o a colpi di colpevolizzazioni , ma anche in questo caso si tratta a mio avviso di attivare percorsi di sensibilizzazione sociale attraverso azioni concrete di civiltà e di coinvolgimento , senza per questo aspettarsi grandi adesioni . Dico questo perché si fa presto a trovare le criticità e ciò che non funziona ma poi non è scontato fare il passo successivo , ossia cercare di “fare” qualcosa , come cittadini, per cambiare le cose e cercare di essere propositivi e costruttivisti sociali .

Questo ce lo dice anche la grande crisi politica che ci attraversa da qualche anno e la difficoltà dei partiti tradizionali a trovare consenso proprio per la disillusione diffusa verso un certo modo di fare politica che sempre più si è distanziato dal paese reale e dai bisogni reali delle persone.

Lo stesso avviene in comunità come le nostre dove è sempre più difficile, direi già da diversi anni , aggregare persone su cause civiche che naturalmente e con buon senso dovrebbero trovare più partecipazione e condivisione. Ma è sotto i nostri occhi che anche in questo caso non esistono automatismi e questo ci deve interrogare per capire cosa sta succedendo e come attivarsi per creare situazioni nuove, più aggregative e attrattive.

Non mi sento di pensare che le persone non comprendano ciò che può migliorare la propria qualità di vita, penso che a volte manchi la conoscenza e la possibilità o volontà di trovare del tempo per approfondire , per capire e a volte cambiare sguardo per attivarsi e decidere di cambiare le cose che non vanno non solo per se stessi ma anche per le proprie comunità.

Feci un “test” quattro anni fa e creai , per partecipare alle elezioni ammnistrative del mio paese, una lista completamente civica su un progetto sociale per migliorare la nostra comunità con l’idea di realizzare diversi sportelli per i cittadini , a costo zero, ebbene non credo fummo compresi , ma avevamo gettato un sasso per fare in modo che si affrontassero certe questioni sensibili come quello di creare luoghi in cui si possano incontrare diverse generazioni e  riconoscersi in quel “farsi comunità” che è andato perso a seguito dei cambiamenti culturali, economici , etici e sociali in atto.

Prima di questo e durante tutto questo periodo ho continuato a creare condizioni per mettermi comunque a disposizione delle nostre comunità e non ho mai preteso che questo avrebbe sortito grandi risultati, ma penso di aver gettato qualche sassolino e di questo sono contenta soprattutto quando viene riconosciuto dalle persone che hanno memoria e non si dimenticano perché presi da proprie convenienze o proprie distrazioni . L’importante è impegnarsi e farlo per le cause che si ritengono giuste , senza per questo avere aspettative , semplicemente si lavora perché il messaggio , che si ritiene importante far passare,  passi .

Quest’anno ve ne è stata una dimostrazione a Basiano con la vittoria del NO alla Fusione con Masate il cui impegno personale e collettivo del gruppo del Comitato del NO Fusione è stato veramente intenso e coinvolgente. Anche con il Comitato del No Biogas Masate vi è stata aggregazione e condivisione tra le persone e non tutto era scontato e lo è , vediamo quanto questa lotta assorba ancora molte energie e tempo , ma non si può mollare vista la importante posta in gioco, ossia la salvaguardia dell’ambiente e della nostra salute.

In una comunità c’è molto da fare e da migliorare e penso che molto dipenda da tutti noi , per quello che è nelle corde di ognuno e nelle possibilità di ciascuno perché una comunità , quando vuole, è molto di più della sola somma dei suoi cittadini !

Stefania Cavallo

9 agosto 2018

 

 

 

 

 

 

Le nostre comunità, sempre più luoghi “morti ”

Le nostre comunità, sempre più luoghi “morti ”

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Basta andare un po’ in giro per Basiano per capire che c’è lassismo, poco controllo delle principali istituzioni  del territorio ai fini di tutela dei cittadini e delle nostre comunità.

Ho sempre sostenuto che per combattere il vandalismo e fatti , a mio avviso , molto più gravi come quelli legati al mondo della droga e dello spaccio, presente nei nostri territori, si debba intervenire soprattutto con percorsi educativi di prevenzione e con l’integrazione di un supporto significativo delle istituzioni delegate alla sicurezza e al controllo delle nostre comunità.

Sento dire spesso , da un po’ di tempo a questa parte che i nostri paesi , e Basiano, siano diventati sempre più luoghi “morti”, una definizione che mi fa pensare anche linguisticamente e mi fa pensare a come si faccia presto a essere luoghi di appannaggio di delinquenza e di criminalità , qualcosa che va oltre ai fatti di vandalismo registrati e in aumento , seppur preoccupanti , ma non quanto ciò di cui si parla “sottovoce”, ciò che preoccupa molti genitori tra Basiano e Masate , e dintorni, preoccupa per i propri figli e preoccupa perché rispetto a certe dinamiche soprattutto se si è adolescenti non si è sempre pronti e consapevoli e mi riferisco all’uso di alcol e di droghe diffuse soprattutto tra i minorenni .

Credo che “la bellezza” in senso generale aiuti a superare tante fragilità e possa aiutare i giovani a orientare il proprio sguardo alla bellezza della” vita” e a sapersi difendere dalle facili trappole della noia e dell’autodistruzione morale e fisica, come le droghe e altre gravi dipendenze in cui cercare soluzioni artificiose e mortali ai propri problemi.

Quello che farei , se avessi la responsabilità in qualità di amministratore, è creare tante oasi di “bellezza” , di “poesia” in giro nei punti più trascurati e abbandonati del nostro luogo che abitiamo ; creerei luoghi in cui risulti difficile poter compiere atti di vandalismo e brutture di ogni genere , continuerei senza tregua  a generare senso e riflessione su questi aspetti . Sfiderei questa tendenza negativa di “distruzione”, da tanti punti di vista, contrapponendo “creatività” e “cultura” , intese come leve di prevenzione , partendo proprio dai giovani del paese , coinvolgendoli e ascoltandoli per dare loro quello spazio e quella identità che chiedono a loro modo , un’identità che bisogna saper decodificare e incanalare in maniera virtuosa e positiva.

Mi piacerebbe che i nostri giovani potessero trovare luoghi in cui  cogliere situazioni di “bellezza” che facciano la differenza all’interno della comunità che abitano, in cui creare loro stessi motivi di rivalutazione di un’identità e quel senso del “farsi comunità” che è andato scomparendo.

Penso di organizzare un incontro pubblico, in autunno prossimo, su tutti questi aspetti legati al mondo giovanile e in particolare mi piacerebbe aprire ad una riflessione laica sulla questione delle droghe e delle diverse dipendenze giovanili oggi. Ci penso da tempo ed ho in mente tutto , forse ora è arrivato il momento  per  tornare a “parlare” e a creare un nuovo racconto di costruzione attiva del “farsi comunità” e non di inerme rassegnazione a ciò che si può provare a cambiare  per una vita  di relazioni qualitativamente e spiritualmente migliori, la nostra vita e quella dei nostri ragazzi.

 

Stefania Cavallo

6 agosto 2018